La pressione fiscale in Italia per i lavoratori autonomi e per i liberi professionisti è tra le più alte in Europa, per questo motivo si registra un costante incremento di figure professionali che preferiscono trasferire la residenza fiscale all'estero per poter usufruire delle opportunità messe a loro disposizione dai patti bilaterali tra gli Stati Europei ed Extra-Europei.
La domanda che ci viene posta con maggior frequenza è: ma perchè se è così semplice riuscire ad ottenere la residenza fiscale estera per poter usufruire di una pressione fiscale minore o addirittura nulla, non lo fanno tutti?
La risposta è talmente scontata da sembrare banale : perchè in Italia, a differenza degli altri Paesi Europei, c'è una scarsa informazione in merito e quella poca che c'è si basa su delle conoscenze approssimative della normativa fiscale sia italiana che estera.
Le nostre leggi sono tra le più complesse in Europa, non è semplice riuscire ad avere un quadro trasparente in merito a diritti e doveri, o meglio, la nostra normativa fiscale si basa su un bellissimo testo che è il T.U.I.R. uno dei migliori testi normativi europei, ma le leggi da esso derivanti sia in merito alla residenza fiscale che anagrafica, nonchè la gestione ormai obsoleta dei registri AIRE e le sentenze che nei decenni hanno imposto interpretazioni differenti ad ogni principio giuridico, inducono chi fa informazione a rinunciare a priori ad una comprensione corretta e puntuale dei testi.
Basti pensare che il trattato di Schengen e l'entrata in UE hanno semplificato in modo estremamente importante le normative comunitarie in merito alla libera circolazione di cose e persone. Ad oggi la residenza fiscale (ad esclusione di quella registrata presso un Paradiso Fiscale inserito nella Black-List) si ottiene sulla base di una autocertificazione del cittadino presso gli uffici comunali e tributari dei Paesi aderenti.
Per semplificare un concetto che seppur trasparente richiede comunque delle buone basi di competenza giuridica e fiscale, potremmo dire che i Cittadini Europei appartenenti allo spazio Schengen, sono liberi di decidere liberamente in quale Paese trasferire la propria residenza anagrafica o fiscale indipendentemente da dove intendano trascorrere gran parte dell'anno.
In Italia la stessa Pubblica Amministrazione fatica a comprendere le enormi opportunità che l'entrata nella UE ha messo a disposizione di tutti i cittadini, non è raro infatti leggere che in Italia non si è considerati residenti fiscali all'estero se non si trascorrono fisicamente almeno 183 giorni l'anno nel Paese di residenza. Ebbene sì, questo concetto è assolutamente errato.
A breve pubblicheremo dei video che avranno l'obiettivo di chiarire i princìpi base della normativa italiana, nel frattempo contattaci per ottenere maggori informazioni.
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